Il Museo della Subacquea rischia lo “sfratto”

RAVENNA – Il Museo delle Attività subacquea di Marina di Ravenna rischia di essere “sfrattato” dalle aule della scuola media Enrico Mattei. A metà febbraio il preside dell’Istituto Comprensivo ha mandato una lettera al Comune in cui si richiedeva, a causa dell’aumento delle classi, di riavere a disposizione le quattro aule in cui sono esposte tantissime testimonianze della storia subacquea. A guidare i visitatori nell’esposizione è Vincenzo Cardella, appassionato curatore del museo: “In molti – dice – criticano il fatto che il museo sia visibile solo su appuntamento. In realtà questa è una delle sue forze: se fosse aperto sempre, il giro durerebbe cinque minuti. Così, invece, c’è una persona che fa da guida e illustra le attività”. A testimonianza si può scorrere il libro delle firme, in cui ci sono tantissime dediche e fotografie. “Ci sono 342 firme nel solo 2013, quest’anno andremo oltre le 450″, spiega con orgoglio Cardella.

Il pezzo più pregiato del museo è senza dubbio la copia in gesso del Cristo degli Abissi, al centro della seconda sala, che fu recuperata in un magazzino nel 1993 e restaurata. Ora è vincolata dalle Belle Arti. Un pezzo unico, accompagnato da un curioso timone in cui sono raffigurati i 12 apostoli: lo donò al museo un appassionato che fu vittima di un tragico incidente in mare. Ai muri, le bacheche con gli involucri delle macchine fotografiche subacquee e cineprese che “hanno fatto la storia della ripresa sottomarina”. Altre due sale sono dedicate alla Marina Militare, in cui i visitatori possono provare anche un casco da palombaro, e al lavoro subacqueo, con manichini che rappresentano gli anni Quaranta e i tempi odierni. Ai muri diverse stampe raccontano la storia della subacquea: dai primi esperimenti del Cinquecento ai secoli dell’Illuminismo e poi della Rivoluzione Industriale, quando l’uomo esplorava la scienza e i mari, ricordate Jules Verne? Una piccola ma fornita biblioteca (che ha portato alla realizzazione di sette tesi di laurea) chiude l’esposizione, insieme ad un bookshop. Spiega Cardella: “Abbiamo tantissimi altri pezzi, centinaia di fucili subacquei e di macchine fotografiche. Ma non ci stanno, al momento sono in magazzino”.

Una sede più grande, quindi, non sarebbe male. Tuttavia anche la scuola media presenta i suoi vantaggi: “C’è uno spazio verde dove facciamo gli esperimenti con i bambini. L’esterno è importante per un’attività come questa”. E’ l’unico museo che si trova a Marina (e si trova anche nella rete museale della Romagna) ed è di proprietà di Hds Italia (Historical Diving Society) che proprio quest’anno festeggerà il ventennale. “Se andate dai nostri cugini inglesi e parlate di noi… vedrete che vi offriranno una birra”, scherza Cardella per sottolineare quanto sia estesa e solidale la rete tra le varie società europee. Il museo è quindi un piccolo patrimonio e, saputo dell’eventualità dello sfratto, la pro loco si è mossa subito: “Il museo – ha scritto il consiglio dell’associazione turistica in una nota – è un patrimonio qualificante per la località che non vogliamo assolutamente perdere”. Se dovesse andare in porto la richiesta della scuola, quindi, si cercheranno altre sedi.

Ipotesi? Sul tavolo ce ne sono diverse e pare che anche Autorità portuale si stia interessando. Zona faro, ex mercato del pesce, gli spazi del nuovo centro civico e anche l’area in cui sorgeva l’Hemingway (a Marinara) sono idee su cui si sta ragionando. “Non è facile – avverte però il curatore – un museo di questo tipo richiede spazio e di questi tempi trovare fondi per una nuova sede è un’impresa”. A meno che, ovviamente, gli enti pubblici non diano una mano. Di certo sarebbe un peccato perdere un patrimonio di questo tipo che rappresenta così bene la cultura marina, diffondendola anche tra i ragazzi.