Carnevali: “Il futuro della nautica? L’export”

RAVENNA – Il Cantiere Nautico Carnevali guarda all’estero per riparture. Dopo la crescita esponenziale che ne aveva caratterizzato i primi anni del secolo – dal 2000 al 2008 il fatturato è cresciuto ogni anno del 20-25% fino a raggiungere quota 22 milioni di euro – la crisi che ha travolto la nautica l’ha portato a quota 10 milioni nel 2009. Nel 2012 il fatturato è stato di 1,5 milioni. Prima della crisi l’azienda di Marina di Ravenna costruiva in media 30 yacht all’anno. Oggi, l’ultimo messo in acqua risale al 2011.

La crisi è stata travolgente: il mercato interno ha perso il 90 per cento del proprio potenziale. “In Italia non ci sono più margini per produrre”. Il cantiere, guidato da Angelo Carnevali, il cantiere si è oggi completamente riconvertito, con possibilità di rilancio sui mercati esteri. “Ho capito – dice Carnevali – che ci trovavamo di fronte ad una crisi travolgente nel 2009, quando in molti sostenevano che sarebbe stata, come in passato, passeggera ed ho adottato alcune contromisure, dolorose ma necessarie per non dover portare i libri contabili in tribunale come è successo alla stragrande maggioranza dei cantieri nautici italiani”.

All’apice della sua attività, Carnevali contava su 70 dipendenti: “Sono stati messi in cassa integrazione e sono rimasti con me fino a quando tutti non hanno trovato un’altra occupazione”. Oggi in cantiere lavorano in quattro, più le ditte esterne. Il core business è diventato il rimessaggio di grandi imbarcazioni, comprese quelle di esercito e forze dell’ordine. Verniciatura, sistemazione degli interni, dell’apparato elettrico, dei motori.

“Inoltre acquisto imbarcazioni che ritengo interessanti per il mercato, le metto a posto e le rivendo. E’ un settore che tira perché il cliente viene da me per un rapporto di fiducia. Così come faccio il consulente per chi deve acquistare grandi yacht. Ora sto affiancando un imprenditore che sta acquistando una nave-yacht di 35 metri”.

Carnevali tornerà a produrre con il suo marchio se alcune esplorazioni che sta compiendo in Russia, Cina, Stati Uniti e Dubai andranno a buon fine. “Sul mercato italiano c’è una grande quantità di invenduto, ci sono imbarcazioni sequestrate a chi non pagava il leasing, sconti pazzeschi pur di liberarsi del magazzino. Insomma, i nuovi mercati possono essere solo all’estero. Abbiamo partecipato ad alcune fiere e i segnali sono incoraggianti”.