Paguro, il cinquantenario della tragedia

RAVENNA – Nel 2015 saranno passati cinquant’anni dal tragico incidente che accadde alla piattaforma Paguro. In quell’occasione, riportata anche dalla Domenica del Corriere, morirono tre tecnci (ArturoBiagini, Pietro Peri, Bernardo Gervasoni) e l’associazione che porta il nome della piattaforma ricorderà il tragico evento ma anche la vita acquatica che, in seguito, è nata nel relitto e che è oggetto di immersioni e studi. Nel 2014 sono state  2.865 immersioni con oltre 200 ore di attività in quella che è oggi un’area di tutela biologica.  Il 2014 – spiega l’associazione guidata da Giovanni Fucci – ha anche riproposto  due problemi. Il primo riguarda “i ripetuti abusi che vengono commessi nell’area di tutela biologica del Paguro con l’esercizio abusivo della pesca”. Spesso “sappiamo di imbarcazioni che organizzano vere escursioni di pesca notturna con decine di persone”.

Il secondo problema riguarda l’assenza di uno scivolo per piccoli natanti e gommoni. Nel 2011 l’associazione presentò la petizione per l’apertura di quello “già costruito e pronto” a Porto Corsini. “ Siamo l’unica realtà dell’alto Adriatico (da Porto Garibaldi a Fano) che non dispone di uno scivolo pubblico per piccoli natanti” che sarebbe utile anche per le emergenze. Per questo il Paguro rinnova il suo appello alle istituzioni “affinchè procedano all’immediata apertura e fruizione della struttura già realizzata da quattro anni a Porto Corsini. Centinaia di diportisti e di subacquei sono spesso costretti ad accedere al mare in aree pericolose ed inadatte, mentre è già pronto da tempo uno scivolo che non può essere utilizzato. Le ultime notizie evidenziano che dalla prossima primavera potrebbe essere fruibile uno scivolo pubblico a Marina di Ravenna, che è certamente un passo importante, ma che non risolve il problema dell’utenza e del non utilizzo di quello presente a Porto Corsini”.