Escavo dei fondali, il progetto muove i primi passi “ufficiali” dopo un lungo stop

La scorsa settimana circa venti faldoni di carte sono stati portati a Roma. In settimana se ne è discusso in consiglio comunale

Una nave entra nel porto di Ravenna
Una nave entra nel porto di Ravenna

Il progetto di escavo dei fondali del porto di Ravenna è ripartito ufficialmente lunedì scorso, quando l’Autorità di sistema portuale ha portato a Roma le carte per avviare l’iter ministeriale. In settimana se ne è parlato anche in consiglio comunale.

Dopo due anni di stallo, dovuti anche alla rottura dei rapporti tra l’ex presidente di Ap Galliano Di Marco e le istituzioni locali, si torna quindi in una fase operativa. Il progetto, rispetto al passato, è stato ridimensionato: non si scaverà più a 14,5 metri ma a 12,5 metri (13,5 in avamporto). Oggi il fondale misura una decina di metri “ufficiali” ma è soggetto a insabbiamenti che hanno determinato, in passato, anche l’impossibilità delle navi di entrare in condizioni di sicurezza con la bassa marea. Oltre all’escavo è previsto il rifacimento di alcune banchine, per un totale di circa sei chilometri. Il progetto costerà 235 milioni di euro, 60 coperti dal Cipe, 55 da fondi propri di Ap e gli altri ottenuti grazie ad un finanziamento della Banca Europea degli Investimenti.

Il presidente Daniele Rossi ha spiegato che i tempi di avvio del progetto sono legati a quelli burocratici ma, se tutto dovesse andare secondo quanto previsto, si potrebbe cominciare a scavare nel 2019, con il bando di gara pubblicato nella tarda primavere del 2018. In totale saranno scavati 4,7 milioni di metri cubi di materiale che finiranno in gran parte in tre aree dove saranno realizzate piattaforme logistiche. Una di queste sarà costruita da Sapir. Proprio l’accordo con Sapir, che non era stato trovato con la passata presidenza, è stato decisivo per la stesura del progetto. L’ipotesi di scavare a 14,5 metri non è tramontata ma è rimandata ad una seconda fase, da attuare in futuro.